festivalfilosofia – sulla gloria
12-13-14 settembre 2014
melepere artecontemporanea / Planetario “Francesco Martino”, Modena
presentano
HYPÉROURÁNIOS
(la gloria
altrove)
Karin Andersen, Franko B, Biljana Bosnjakovic,
Rudy Cremonini, Cuoghi Corsello
Dead Meat/Rane Fritte, Ettore Frani, Michele
Mariano, Antonio Marras,
Stefano W. Pasquini, Simone Pellegrini, Adriano Persiani, Christian Rainer, Simone
Rondelet, Mustafa Sabbagh, Gilda
Scaglioni, Matteo Serri
a cura di
Patrizia Silingardi, Sonia
Schiavone, Pierluigi Giacobazzi
con
L’Ariete Arte Contemporanea,
Andrea Schenetti, Elena Coppola
Ex Manifattura Tabacchi, viale Monte Kosica
47, Modena.
Inaugurazione Venerdì 12 Settembre 2014 ore 20.00
◆gloria /'glɔrja/ s. f. [dal lat. gloria]. - 1. [notorietà e rispetto
universale che si acquista per altezza
di virtù, per meriti eccezionali, per atti di valore, per opere insigni
≈ celebrità, fama, lustro. ↑ immortalità. ↓ 2. (estens.). Lode, esaltazione, glorificazione [felicità
che si sperimenta in paradiso] ≈ beatitudine . 2.
a. Splendore. 3.
Nome dato nella storia dell’arte a opere di pittura o di scultura che
rappresentano persone celesti circondate di luce, di schiere di angeli, o a
raffigurazioni, di carattere allegorico, celebrative di personaggi, famiglie,
dinastie, città, nazioni, istituzioni, eventi storici (altrimenti dette apoteosi):
3. a. L’aureola che nella tradizione iconografica cinge il capo dei
santi. 3.b. in ottica atmosferica, fenomeno più noto come spettro
del Brocken (v. spettro). 4. Nella scenotecnica,
apparecchio (detto anche volo) per far discendere dal cielo, e
risalirvi, personaggi, in piedi o seduti.
5. Con funzione attributiva, seta g. (o tessuto
g.), tessuto misto di seta e cotone, a bassa percentuale di seta, usato
spec. per la fabbricazione di ombrelli.
Sic
transit gloria mundi. La gloria è altrove. Nell'atmosfera di crisi e malessere
individuali delle epoche, dove il senso di
finitudine e l’angoscia legata alle scelte si palesa in una coscienza
panica che tiene conto della miserabile temporalità dell’esistere, applicare
nella sua pienezza quest’attributo ad una creatura umana è dunque una
mistificazione utopistica. In relazione
alla blank generation e tenendo conto dell’importanza
dell’Angoscia e del Nulla quali esperienze rivelatrici, il diffuso estetismo
decadente e malinconico che contraddistingue la nostra epoca declina ogni
afflato al sublime, ogni tentativo di ascesa ed invece si ripiega verso lo
ctonio, verso il materialismo transitorio e la vacuità dell’esistenza.[1]
E dunque, Signora Gloria,
avvenente custode della sfera celeste,[2] è invece personificazione di
concetti immateriali che competono l’ultraterreno,
l’ideale perfetto e simbolico che si colloca in un altrove di verità e speculazione
sull'essenza del vivere in rapporto alla trascendenza. Nei
nostri intenti Ella forse compete l’ ◆ iperuranio, e cioè ‘l’oltre il cielo’
descritto da Platone:
A occupare quella regione è
l’essenza che realmente è, priva di colore, di figura, di corpo, visibile solo all’intelletto,
sulla quale verte la scienza vera. Così dunque l’intelligenza divina, nutrita
di pensiero e di pura scienza, e anche ogni anima che intenda accogliere in sé
ciò che li si addice, vedendo ciò che è in ogni tempo, si rallegra e
contemplando il vero si nutre e gioisce, finché il percorso circolare non la
riconduca allo stesso punto.[3]
Nonostante nella cosmogonia
platonica l’universo sia finito e di forma dodecaedrica e non vi sia alcun luogo
oltre la volta celeste, nell’idillio della favola mitologica Platone descrive
un altrove, uno spazio metafisico di perfezione eidetica sul cui modello è
stato plasmato il mondo sublunare. E qui, all’umanità fragile e caduca non resta altro che contemplare
con sgomento la vastità del cielo che la sovrasta e la racchiude in solitudine,
in questo modo seguendo alla lettera l’indicazione di Platone stesso, che
raffigurato nella Scuola di Atene ad opera di Raffaello Sanzio, tiene in mano il
Timeo, famigerato dialogo sulla
cosmologia, origine del mondo, suggerendo il volgersi dello sguardo verso l’alto,
verso la volta celeste, ultimo ed immenso confine che idealmente compromette la
rivelazione dell’universo eidetico e glorioso della filosofia.[4] In realtà, nell’odierno decadimento di
qualsiasi cosa della natura, nemmeno questo gli è concesso: la fagocitante
frenesia del quotidiano e soprattutto l’inquinamento luminoso impediscono
l’osservazione delle infinitesimali meraviglie del firmamento costringendo a
considerare lo stesso nelle sue valenze poetiche ed ispirative, nelle sue
accezioni astratte e smaterializzate.
Avvalendosi della consulenza del Planetario
di Modena saranno presenti, in relazione ai circostanziali manufatti artistici
concepiti site specific, alcune
obsolete strumentazioni chiamate ad evocare le misteriose fascinazioni del
cielo. Tralasciando gli aspetti scientifici, l’artificiale
epifania degli astri e delle costellazioni, le nebulose, i pianeti e le
galassie, nonché la materia oscura e i buchi neri, saranno invece assunte quali
entità simboliche ed evocative di un mondo altro, interdetto all’umanità, che
perviene alla malinconia e al lirismo. E qui Gloria, anch’essa privata di ogni aspetto idealistico e trascendente, ripiega la
sua essenza nelle materialistiche funzioni scenotecniche, divenendo,
nell’assurdo teatro della vita, l’ordigno, il marchingegno, l’artifizio
meccanico che consente di salire e ridiscendere dal cielo.
fino al 4 ottobre 2014 su
appuntamento
melepere Arte Contemporanea,
via Sottoriva 7, Verona, tel.
3475601841, www.melepere.com/melepere.blogspot.com
Civico Planetario “Francesco
Martino”,
viale Jacopo Barozzi 31,
Modena, tel. 059 224726, www.planetariodimodena.it
[1] In riferimento alla psicologia platonica che trasfigura
Psiche nelle rispettive allegorie di un cocchio alato assiso in cielo e di un auriga
che governa il tiro di due cavalli disuguali: l’uno bianco, celestiale e di
origine divina e l’altro nero, furioso e terreno, che rappresenta le pulsioni
basse e la parte epitimica dell’anima, bisogna dire che quest’ultimo predomina nella psicologia della maggior
parte dell’umanità.
[2] (…)
donna che mostra le mammelle, & le braccia ignude; nella destra mano tiene
una figuretta succintamente vestita, la quale in una mano porta una Ghirlanda,
& nell'altra una Palma nella sinistra poi della Gloria sarà una Sfera, co'
segni del Zodiaco. (Cesare Ripa, Iconologia,
Milano: Neri Pozza, 1992, pp. 166)
[3] Pl., Phaedr., 247c-e. In realtà, anche per Platone esiste un solo
mondo - quello fisico - che è in continuo divenire
e del quale - per questo motivo - non si può avere conoscenza, ma solo
opinione. La vera gloria, esito di una vita virtuosa, non può prescindere dalla
ricerca della verità e dalla conoscenza delle idee (essere, vero, buono, giusto,
bello, …) che competono l’iperuranio. Unicamente fondando l’agire su modelli
perfetti ed eterni, oggetto di scienza, è possibile per l’uomo avvicinarsi
all’ideale di gloria di cui partecipano i singoli esempi incompiuti e corruttibili.
[4] THE WORLD
L‘altra
notte ho visto l’Eternità
Un
grande anello di pura luce infinita
Tutto
era calmo, così brillante
E
sotto, tutt’intorno, il Tempo in ore, giorni, anni.
Sospinto
dalle sfere
Avanzava
come un’immensa ombra, in cui il mondo
Veniva
trascinato con tutto il suo seguito.
HENRY VAUGHAN, Silex Scintillans: Sacred
Poems and Pious Ejaculations, London, Bell and
Daldy, 1858.
di
cuore si ringrazia
abhajour, paolo bazzani, emanuele da ronch, eidos grafica, valentina
lacinio,
roberto nicolis, giancarlo norese, luca pilutza, gianfranco
serpelloni, viabizzuno.
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